Oggi è venuto a trovarmi Tutone Mario e verso sera è venuto Agostino e Ciccillo. Mi trovano bene di salute, gli racconto il fatto del termometro e si mettono a ridere.
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Oggi è venuto a trovarmi Tutone Mario e verso sera è venuto Agostino e Ciccillo. Mi trovano bene di salute, gli racconto il fatto del termometro e si mettono a ridere.
Il mio termometro nascosto continua a funzionare. Gli infermieri sono due- uno è molto alla buona, l’altro mi sembra più furbo. Una mattina viene uno e l’altra viene l’altro. È venuto a trovarmi una signora italiana, moglie di un tedesco, signora Porri, insieme a un’altra signora italiana. Mi portano dei giornali nei quali io spero di leggere la fine della guerra. Prima di andarsene mi consigliano quando uscirò dall’ospedale, di andare alla Casa del Fascio per farmi dare degli indumenti vestiari che ne ho molto bisogno.
Stasera è venuto a trovarmi di nuovo Agostino e Ciccillo, mi domandano del termometro. Gli dico che l’ho nascosto nel letto con 38 1/2 di temperatura. Sono perfettamente guarito ma in fabbrica non ci vorrei andare più, il proprietario della fabbrica è tanto cattivo con noi italiani che lo chiamiamo tra noi “il boia” e tale è stato per me.
Viene l’infermiere stamattina, è il turno del furbo, consegna il termometro e se ne va. Lo viene a ritirare, lo guarda, e mi guarda. Scarica il termometro e me lo da di nuovo e mi si resta vicino. Dopo cinque minuti si fa consegnare il termometro lo guarda e mi dice, “schurke” che significa farabutto. Le suore avranno saputo qualcosa e mi dicono, “Domani devi lasciare l’ospedale”. Mi danno qualche consiglio. Ringrazio entrambe e ci salutiamo.
Esco dall’ospedale con 18 giorni di riposo.
Oggi sono andato alla Casa del Fascio giusto come mi disse la signora Porri. Fa un freddo che si gelano le ossa, sono una ventina di giorni che nevica sempre. A detta casa del fascio mi mettono in nota per una giacca, una camicia e una mutande, ma mentre mi stavano consegnando detta roba, il Dottor Damato, capo della casa del fascio mi dice: Sei scritto al partito? Naturalmente io gli rispondo di no. E perché non ti scrivi? Mi dice lui. Gli rispondo che non è tempo di pensare ai fascisti e che ho altre cose da pensare altro che fascisti! Sono cinque mesi , gli dico, che non ho notizie di mia moglie e due figli, con sorelle, fratelli, e genitori, e non voglio assolutamente saperne di fascisti. Detto questo mi viene rifiutato ogni cosa, ed io me ne vado. Come ho detto, il giorno 18 sono uscito dall’ospedale e sono andato a dormire al solito posto non posso andare altrove, ai lager (campi) si sta troppo male anche come mangiare, si sta molto scomodo per dormire. L’altra sera sono andato a mangiare ad un grande albergo che già ci vado da 5 giorni, a quest’albergo si mangia meglio, chiedo alla cameriera se c’è una camera per me, mi viene risposto di sì e la sera stessa resto a dormire all’hotel. Mentre sto in portineria, viene un signore, Paolo Schumann e mi parla in italiano, lui è un tedesco che si è sposato a Firenze con una signorina italiana. Lui stesso riempie il modulo per portarlo alla polizia, e mi dice che posso dormire in quest’albergo purché possa sopportare le spese. In questo mese di febbraio dobbiamo andare spesso ai rifugi, poco lontano da dove dormo io c’è un rifugio molto forte, è costruito con cemento armato e ogni volta che suona l’allarme scappo là insieme col signor Schumann.
Stamattina sono andato dalla polizia per far timbrare i moduli, mi vengono subito timbrati e firmati senza nessuna parola, e così resto all’Hotel Kreuzbräu (questo è il nome dell’hotel). Ho avuto una bella stanza al quarto piano, ci sono due letti, però ci sono solo io, l’altro è vuoto.
Oggi è venuta da Konstanz la moglie del signor Schumann, è una gentile signora. Lei vive al Lago di Constance lontano dai bombardamenti, ed ogni due/tre mesi viene a Monaco a visitare il marito che non può neanche lui abbandonare il suo lavoro farmaceutico, abbiamo mangiato insieme ed abbiamo parlato un po’ dell’Italia.
Stiamo seduti insieme al detto albergo, i coniugi Schumann ed io, quando viene un giovanotto dall’aspetto distinto e si siede presso di noi, ci sente parlare italiano e dice che lui è francese però della Corsica e capisce l’italiano. Dice che è un attore cinematografico, ci da anche due foto una a me l’altra alla signora Fiorentina.
Siamo sempre in detta compagnia nell’hotel a cenare la sera. Viene il Corso si siede vicino a noi e ci offre della cioccolata. Mentre stiamo parlando vengono altri amici del signor Schumann che siedono sempre a quel tavolo, allora io ed il francese ce ne dobbiamo sedere ad un’altro tavolo mentre stiamo seduti viene un’altro italiano, un certo Mattiussi Italo di Trieste, un loro amico. Dopo mangiato, io e il francese andiamo ad un café da lui conosciuto, e là offre ancora della cioccolata. Usciamo da questo café sono le 11:00, mi dice che dove lui dorme è chiuso perché è tardi, e siccome mi sembra un buon amico, gli dico di venire a domandare un letto dove sono io. Parla col portinaio e ci mettiamo d’accordo di farlo dormire nella stanza mia, si fitta il letto per tre giorni, periodo questo, ha detto lui, che non andrà a lavorare.
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