A blog from World War 2 | Un Blog dalla Seconda Guerra Mondiale

15 gennaio 1945

Oggi a mezzogiorno preciso è suonato l’allarme. Siamo andati sotto la fabbrica, abbiamo tutti paura, non possiamo andare a nessun ricovero, dobbiamo restare per forza in fabbrica e questa maledetta fabbrica è stata già due volte colpita, meno male che è successo sempre di notte. Alle 1:30 le sirene hanno suonato il cessato allarme e così siamo andati a mangiare la famosa zuppa con le patate senza nessun segno di condimento, e che vengono di fumo. Con questi ultimi bombardamenti ci siamo tutti impauriti molte sere ci corichiamo tardi per paura dell’allarme, c’è quasi sempre il preallarme e noi siamo sempre in guardia. Se siamo obbligati, sacrificati quando stiamo alla famosa fabbrica di non poter andare in qualche ricovero, non vogliamo fare altrettanto la sera o la notte, sebbene con queste bombe che buttano adesso nessun ricovero è sicuro ma è sempre buono ad andare in qualche ricovero più forte. Speriamo che voglia finire una buona volta questa catastrofica vicenda. Quando verrà quel giorno in cui potrò abbracciare la mia cara Carmosina con i miei cari bambini?! Mi darà il buon Dio questa grande gioia?! Spero sia presto la venuta di quel festoso giorno, e che Iddio voglia conservarmi sempre in salute a me e i miei cari e di farmi sempre salvo da ogni pericolo che ogn’ora incombe su di me!

17 gennaio 1945

Oggi siamo restati a casa di nuovo tutti e quattro gli italiani a lavorare a casa, ci stiamo arrangiando alla meglio, ognuno si fa la sua tana come la volpe. Noi veramente ancora ci possiamo chiamare fortunati di fronte agli altri che sono nei lager, quello che mi racconta Agostino e Ciccillo che sono da 16 mesi sempre in questi famosi lager, è terribile. Non possono saziarsi neanche di patate senza mondare, e non li fanno stare quieti nemmeno quando dormono, usano per loro, fino allo scudiscio. Mi hanno raccontato ieri che, un poliziotto è entrato dove dormivano le donne, queste erano a letto, e lui tirate le coperte da dosso a due ragazze italiane ha fatto uso dello scudiscio su di loro a carne nuda! Civiltà tedesca! Questi, c’è ancora chi li chiama i nostri camerati! Poveri storpi di cervello!!

18 gennaio 1945

Oggi è stato una temperatura come se fosse stato il mese di ottobre. La neve, che fino a ieri è stata per terra secca come se fosse sabbia, ha incominciata a liquefarsi.

19 gennaio 1945

La temperatura è di nuovo gelata. Verso le 11:30 c’è stato l’allarme, meno male è finito subito senza incidenti.

20 gennaio 1945

A mezzogiorno hanno suonato di nuovo le sirene. L’allarme è durato fino a 1:30, ma grazie a Dio neanche questa volta sono venuti a Monaco. Cose strane; la gente appena udite le sirene corrono come pazzi e noi siamo obbligati a restare in fabbrica. Che Dio ci salvi! Oggi mi sono fatta una giratina per la città. È da restare pazzi a guardare in che stato hanno ridotta una città così grande. Non c’è via che non sia piena di rottami, non c’è quasi un palazzo che sia intatto. Si cammina per interi corsi, e a destra e sinistra, è tutto per terra, ma rasi al suolo, sfondato fino ai sotterranei, fa spavento, e con tutto ciò neanche si decidono a smetterla, vogliono proprio che siano distrutti anche tutti gli essere viventi. Ormai le cose le hanno distrutte, che aspettano proprio la distruzione intera di ogni singola persona?! Speriamo che Dio sia stanco e si muovesse a pietà di tanto sfacelo, di tanto strazio, e voglia mettere fine a questa catastrofica storia e che ogni padre, ogni figlio, ogni marito potrà ritornare ai suoi cari.

21 gennaio 1945

Oggi ho incontrato Paolo Maina al mercato nero. Vado spesso a questo famoso mercato perché è l’unico posto dove si possono incontrare dei paesani, e di più comprare ogni cosa di cui si ha bisogno ma pero a prezzi sbalorditivi. Per esempio: una sigaretta costa 3 marchi, mezza giornata di lavoro; un pacchetto di tabacco comune italiano costa 40 marchi, 400 lire italiane; un etto di burro 20 marchi; un chilo di pane bianco 30 marchi. Non parliamo poi del vestiario un paio di calzini 40 marchi. Questo Maina Paolo era un po’ in mali condizioni, lui non è come noi altri civili, è internato ed è sprovvisto di ogni cosa. Non gli ho potuto dare niente di vestiario perché sono stato due volte sinistrato dai bombardamenti aerei, ed ho perduto ogni cosa che a caro prezzo, mi ero comprato e ne sono rimasto dispiaciuto di non avergli potuto dare niente perché mi è rimasto strettamente il solo necessario, gli ho regalato un buono per un chilo di pane perché anche di quello ne ha bisogno.

22 gennaio 1945

Oggi mi sono sentito tutto il giorno un angoscia terribile che da quando sto in Germania, in questa maledetta Germania, non ho mai avuto. Dio mi salvi da qualche disgrazia nella mia famiglia.

25 gennaio 1945 S. Paolo

Oggi è la festa del nostro protettore S. Paolo. Festeggeranno questa bella giornata che da tanti anni abbiamo festeggiato? Festeggeranno pure forse ma apparentemente, ma nei cuori c’è solo dolore, non c’è festa. Tristezza di cuori che aspettano i loro cari lontani da 17 mesi e che mai si vede quel luminoso giorno del ritorno.

27 gennaio 1945

Oggi mi sono incontrato con il figlio di Don Vincenzo Ceraldi di S.Ruosi, Don Tommasino. Mi ha detto che sta vedendo se può svignarsela in Italia. Siamo rimasti d’accordo per sabato prossimo di andare insieme a un posto per vedere se me ne potrei scappare anch’io. Non vedo l’ora della fine di questa maledetta guerra, di questa inumana separazione. Si è principiato il diciassettesimo mese di prigionia, di lontananza, di schiavitù, e non se ne vede mai la fine. Ieri ho incontrato anche Pasquale Marrese, anche lui ha ricevuto posta da sua moglie con la data del mese di novembre scorso. Ho letto io stesso le poche parole della moglie, la quale assicura che tutte le famiglie dei paesani, dei compagni di sventura, stanno bene. Intanto io non ricevo mai notizia dalla mia moglie, quasi tutti i Casalesi hanno avuto notizia e solo io no, forse sarà perché sono stato un privato e le lettere non hanno corso come quelle indirizzate ai lager dove sono tutti gli altri Casalesi. Maledico colui che mi ha reso privato. Forse se mandavano anche a me in qualche lager dove sono gli altri paesani, avrei avuto anch’io posta dalla mia cara Carmosina, me ne sarei fregato di dormire un po’ meglio e stare da privato. Ma spero che voglia finire una buona volta, e che presto potrò ritornare a casa e che Dio mi avrà conservata in salute la mia cara moglie con i cari nostri bambini.

31 gennaio 1945

Quest’oggi ha fatto una giornata che sembrava il mese di aprile. Dopo circa un mese che ha nevicato quasi continuamente, ha fatto la prima apparizione il sole, il bel sole. La neve che è nelle strade, sulle case, ha incominciato a sciogliersi. Si cammina nelle strade con più di mezzo metro di neve liquefatta, ci vorrebbero le scarpe di ferro per tenere i piedi asciutti. L’anno scorso subito veniva spazzata via la neve e non c’era questa schifezza, ma quest’anno non la spazzano, visto come è ridotta la città non ne vale neanche la pena di pensare alla neve e alla gente che non può camminare, neanche le macerie possono togliere da tutte le strade, lo sfacelo è immenso e impressionante. Questa sera abbiamo trovato la casa dove dormiamo tutta piena d’acqua, sembrava una sala da bagno. Tutta la notte abbiamo dovuto spostare sempre i letti da un lato all’altro perché la neve che si trova ammucchiata sulla casa senza tetti si scioglie pian piano e scorre continuamente nella casa, sui letti.


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