A blog from World War 2 | Un Blog dalla Seconda Guerra Mondiale

Sabato 30 dicembre 1944

Oggi non è stato come gli altri sabati. Da quando sto in Germania, mezza giornata il sabato e tutta la giornata di domenica abbiamo fatto sempre festa, invece oggi ci hanno fatto lavorare tutto il giorno intero, e domani, domenica, l’ultimo dell’anno dobbiamo lavorare fino a mezzo giorno, così facciamo proprio la chiusura dell’anno. Ieri dopo una diecina di giorni di buon tempo continuo, cosa eccezionale, ha nevicato. Per terra è un masso di ghiaccio, fa un freddo enorme, quest’anno l’inverno è molto più rigido dell’anno scorso.

Domenica 31 dicembre 1944

Come ho detto siamo andati a lavorare anche questa mattina. Nevica e fa freddo. A mezzogiorno siamo tornati a casa a mangiare. Oggi ultimo dell’anno è stato pranzo speciale <patate> e stasera kartoffel, però per antipasto c’è sempre la famosa zuppa <acqua calda>. Penso a quelle belle serate di San Silvestro trascorse con la mia cara Carmosina! Chissà se Iddio mi concederà la grazia di farmene passare delle altre insieme alla mia cara famiglia!

1 gennaio 1945!

Oggi Capodanno
E’ il secondo Capodanno che vivo in Germania. Voglio sperare che questo nuovo anno sia portatore di pace, e che Iddio aprirà la mente a tutti i capi responsabili di tanto sfacelo, di tanta infelicità, e che presto si avvicinerà il giorno della desiderata pace, per poter ritornare ogni superstite di questa inumana catastrofe, alla propria casa, in seno alla propria cara famiglia che ansimanti ci aspettano! Oggi per pranzo abbiamo avuto patate e zuppa, e anche a cena.

6 gennaio 1945 Epifania

Si è lavorato mezza giornata come tutti gli altri sabati. Fa un freddo insopportabile. L’anno scorso ero meno equipaggiato a vestiario e non avevo freddo come quest’anno che sto meglio vestito e calzato. Tutti dicono che il freddo di quest’anno è enorme, la neve che è caduta per tre giorni di continuo, è tanto asciutta che sembra sabbia, è tutta intatta come se fosse nevicato adesso.

Domenica 7 gennaio 1945

È dal 1 gennaio che non abbiamo avuto l’allarme a Monaco, solo una volta martedì scorsa.  Io credo che non verranno più a Monaco forse hanno finito, hanno terminato il loro compito.

Quasi l’80 percento della città è distrutta, comprese le fabbriche.  Cosa verranno a fare ancora?  Spero che Iddio faccia sempre salvi da ogni pericolo e che ci dia sempre forza, salute, e pazienza, per poter sopportare sempre freddo, lavoro, e ….!

Oggi nel pomeriggio sono andato un po’ dal signor Schumann che è tornato da poco da Konstanz dove ha trascorso le feste natalizie insieme alla sua moglie.  L’ho trovato intento ad accomodare la sua stanza che è stata molto danneggiata dall’ultimo attacco del 17 dicembre scorso.  Non si sa dove andare, stare sempre dentro è noioso andare per fuori è molto freddo, andare in fabbrica a lavorare è peggio ancora; e cosa fare?!  Ah Germania!  Martirio degli esseri umani. Verso stasera sono andato un po’ al mercato nero, dove si compra e si vende ogni cosa a prezzi sbalorditivi, per vedere qualche paesano.  Ho incontrato solo Ciccillo che stava comprando il tabacco, e nessun altro Casalese, faceva molto freddo e subito me ne sono andato.  Questo mercato è fatto di gente di ogni razza, di quasi tutte le razze, di ambo i sessi, di tutte le età.  Ci sono tante povere giovinette, specialmente russe, che sono sole, senza padre, senza madre, senza nessuno, che sono state portate in Germania come me!  Si vedono giovani donne, anche straniere, con dei bambini in braccia, e questi ultimi, non hanno un padre!  Povere disgraziate giovani, si trovano sole, da anni lontane dalle loro case, e credo, digiunino anche, e col passare dei giorni, dei mesi, degli anni cadono nel disonore!

Non è loro la colpa, povere disgraziate, ma è di quei vigliacchi che le hanno strappate alle loro famiglie.  A volte mi addoloro più della loro sorte, della loro situazione, che della mia. Pensare che sono 15 mesi e mezzo che sono stato trascinato in Germania e non ho ricevuto alcuna notizia da mia moglie e figli, e pure a volte mi fanno più pena queste giovani straniere; ma speriamo che presto finirà!

Sempre Domenica 7 gennaio 1945

Verso le sette di sera, siamo andati, io, Agostino, e Ciccillo, ad un locale vicino dove abito io a farci cucinare del fegato di vitella e dei maccheroni, che avevo comperato io ieri. Dopo aver mangiato abbiamo discusso un po’ di Casale e delle nostre sventurate famiglie, invocando la fine di questa inesorabile guerra che distrugge ogni cosa! Dopo circa venti minuti che Agostino e Ciccillo se ne sono andati, io sto dentro alla sala dove mangiamo, a casa, insieme con altri amici: ad un tratto sentiamo squillare le sirene. Decidiamo di andarcene a un ricovero situato a poca distanza da noi, vado io, Liberti Vincenzo di Carinola, un certo Castoldo Andrea di Afragola e un certo Camerota Vincenzo di Minturno. Di tutt’e quattro solo io porto con me la valigia con un po’ di biancheria necessaria dentro, capitai il 25 aprile del ’44 che mi s’incendiò tutto, ed ora quando posso ci sto un po’ accorto. Dopo qualche quarto d’ora che stiamo nel ricovero, incominciano a sparare. Le porte tremano tutte, le bombe devono cadere a poco distanza da noi. Ad un tratto una forte esplosione ci fa sobbalzare tutti, alcuni gridano per la paura, il rifugio barcolla, tutti crediamo che la bomba sia caduta su noi, è un attimo di terrore per tutti, ma dopo pochi secondi ci accorgiamo di essere salvi! Cessato il fuoco, suona il <pre-allarme>. Chi vuole uscire può, gli danno il permesso di uscire, però dicono che c’è pericolo di bombe inesplose che da un momento all’altro possono esplodere. Si vede la gente che esce, arriva all’ultima porta di uscita e poi ritorna di nuovo dentro, altri che se ne vanno e non ritornano. Noi tutti e quattro non sappiamo cosa fare, tutti e tre vogliono uscire subito, ma io li consiglio di rimanere ancora nel rifugio come ci sono ancora tanti altri. Hanno ragione loro, perché hanno tutta la loro roba a casa e corrono rischio di rimanere come rimasi io il 25 aprile ’44, ma io dico a loro, e loro ne convengono, che è più cara la pelle sopra ogni cosa, e non tanto per noi ma per i nostri figli che hanno pieno bisogno dei loro cari genitori! Visto che tutti si decidono ad andarsene, usciamo pure noi. Appena siamo fuori, vediamo grandi incendi da ogni lato. La casa sopra il ricovero dove noi stiamo e isolata dalle altre, e per fortuna non è stata colpita. Stiamo sulla strada per andare a casa, guardiamo alla direzione della nostra abitazione e non si vede nessun segno di incendio e diciamo: Anche questa volta ce l’abbiamo fatta franca. Stiamo a una cinquantina di metri dalla nostra casa, squillano di nuovo le sirene, di nuovo allarme. Dietro fronte e di corsa al ricovero una seconda volta. Dopo una decina di minuti incomincia l’inferno! È un continuo cadere di bombe, e a poco distanza credo. Lo spostamento d’aria è continuo senza mai staccare, senza interruzione. Sentiamo sollevarci la terra da sotto i piedi e poi lo scoppio delle bombe, mi fanno male le orecchie, le ho dovute tappare con le dita.Da quando mi trovo in Germania mai questo mi è successo mai tanto rumore ho sentito con un bombardamento, e non si vede la via di finirla. Stiamo tutti acquattati per terra e ognuno di noi crede che sia venuta l’ultima ora per la nostra misera vita, ma finalmente, dopo una mezz’ora di continua fifa, si allontanano.Ce l’abbiamo vista brutta, ma il buon Dio ci ha salvato anche questa volta. Verso le 11:00 usciamo dal ricovero. Benché siamo in piena notte, ci si vede come se fosse mezzo giorno. Appena fuori vediamo che il palazzo sopra il ricovero dove noi stavamo è in fiamme e già i pompieri stanno lavorando per spegnere. Ci dirigiamo verso casa. Quello di Carinola e quello di Afragola vedendo incendi da ogni parte sono scappati avanti per paura che non bruciasse anche da noi, io e quello di Minturno ce ne andiamo pian piano. La strada è tutta ingombra di macerie, di rami, di alberi che sono stati buttati da tutte le parti. Prima di girare la strada che conduce alla nostra casa- Kirchenstrasse 6- ho detto a questo di Minturno: Mi sembra che quella grande luce sia proprio la nostra casa che deve bruciare. Appena voltati a Kirchenstrasse, vediamo la nostra abitazione tutta in fiamme, questo di Minturno che anche lui non si è portato niente della sua biancheria, si mette di corsa e va a salvare la roba. Arrivato pure io li chiamo, sono tutti in casa, loro abitano tutti e tre al pian terreno dove il fuoco non è arrivato ed hanno salvato tutto, però hanno trovato tutto per terra, gli armadi, le finestre, tutto spaccato dallo spostamento d’aria. Io abitavo al secondo piano che al mio arrivo, già brucia a metà, corro sopra ed anch’io riesco a salvare qualche cosa, ma non tutto, la mia stanza è in fiamme e non c’è altro che lasciar fare al fuoco. Le suore e tutti noi- italiani, olandesi, francesi, e altri uomini di altre nazionalità corriamo a trasportare letti e altri oggetti tolti dalle stanze non incendiate e che corrono pericolo di essere travolte dalle fiamme. Più tardi arrivano i pompieri ed incominciano il lavoro di spegnimento. Quasi tutta la notte sono a buttare acqua, ma non riescono a spegnere il fuoco. Verso le tre della notte, le suore aiutate da noi, allestiscono una casa a pian terreno che è stata poco danneggiata, mettono i letti a terra e là ci riposiamo un po’ tutti insieme.

Lunedì 8 gennaio 1945

Ci siamo alzati verso le 9:00, le suore ci hanno dato un po’ di caffè e una fetta di pane ed abbiamo incominciato il lavoro di sgombero. Verso le 10:00 non vedendoci arrivare in fabbrica a lavorare, è venuto il nostro capo fabbrica a vedere, vedendoci tutti intenti a lavorare, e rendendosi conto della nostra situazione, se n’è andato senza dirci niente. Verso 1:30 è suonato un’altra volta l’allarme.Tutti corrono ai ricoveri. Stiamo nel ricovero circa un ora, finito l’allarme ce ne andiamo. Siamo appena arrivati a casa che suona una seconda volta l’allarme, di nuovo si corre al ricovero, dopo qualche quarto d’ora anche quest’altro allarme è finito e non sono venuti a Monaco che brucia ancora come un cratere. E così è la seconda volta che resto sinistrato, ma grazie a Dio io sto bene, spero che sia sempre così, che si brucia tutto non m’importa niente, l’essenziale è di portare la pelle a casa!

martedì 9 gennaio 1945

Lavoriamo sempre a casa tutti insieme. Abbiamo accomodato un po’ la sala dove mangiamo e ci abbiamo messi dei letti e ci siamo arrangiati a dormire là. A mezzogiorno è venuto un impiegato dalla fabbrica dove noi lavoriamo, e ci ha fatto andare a lavorare in fabbrica, però non tutti.

Mercoledì 10 gennaio 1945

Stamattina siamo andati a lavorare tutti in fabbrica, il capo ha detto che un giorno restano a casa sei olandesi per il lavoro che urge alla sistemazione della nostra abitazione, e un giorno noi quattro italiani con altri due francesi. Stiamo vedendo di fare qualche cosa per non andare a finire al lager perché si sta molto male sia come dormire che come mangiare.

Venerdì 12 gennaio 1945

Oggi siamo restati a casa noi italiani con i due francesi. I tre italiani sono rimasti a casa a lavorare, ed io sono andato in giro per fare i documenti da sinistrati per tutti e quattro. Sono andato per tutti e quattro perché essendo già sinistrato il 25 aprile scorso sono più pratico in proposito, come di fatto, a mezzogiorno mi sono ritirato con i documenti necessari ed i miei compagni ne sono rimasti contenti.


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