Stasera tornato da lavorare, il francese non è in albergo. Mangio in compagnia di Mattiussi, poi lui se ne va a dormire ed io mi vado a sedere un po’ con i Schumann, parliamo qualche mezz’ora e poi me ne vado a coricare, loro si coricano troppo tardi, hanno paura degli allarmi che in questo mese stanno venendo spesso, e vengono sempre dopo delle 11 di sera. Entrato nella mia stanza apro l’armadio e mi accorgo che mi manca della roba. Guardo vicino allo specchio e non c’è più la sua fotografia, scendo dal portinaio gli faccio capire l’accaduto, ho imparato qualche parola, ma non mi comprende, lui stesso chiama i signori Schumann e gli spiego il fatto, allora subito vedono l’indirizzo che lui ha dato in portineria. La signora mi fa accompagnare dal marito ad un hotel dove lui ha scritto che lavora e abita. Sono le 10:30, il direttore dell’hotel mi fa vedere tutto il suo personale, non c’è, ha dato in portineria tutto falso. Il signor Schumann mi scrive un elenco di quello che mi ha rubato per darlo alla portiera. Mi ha rubato:Una camicia nuova, un paio di scarpini gialli nuovi senza mai camminarci una volta, una maglia, un rasoio con pennello e sapone, una tessera intera di un mese di sigarette (84). La signora Schumann ha messo tutto l’hotel sottosopra ma nessuna traccia. Chiedo alla Signora Fiorentina la fotografia del mascalzone per consegnarla alla polizia ma mi risponde che a lei gli dette impressione di non essere un galantuomo, il Corso, e l’ha bruciata. Dico alla portinaia di denunciare il furto alla polizia, mi risponde che devo andare io alla polizia. Io non posso andarci perché il padrone dove io lavoro non mi dà il permesso, e così mi decido di andare alla Casa del Fascio.