Con i camion ci hanno portati a Rimini, le ferrovie fin qui sono tutti fuori uso. Qui prendiamo il treno – cavalli 8, uomini 40, ma siamo quasi il doppio, ma non m’importa sono contentissimo anche se ci fanno viaggiare nell’immondizia. Verso le 1:00 siamo a Roma, io e Pasquale Migliozzi. Appena scesi prendiamo un tram e andiamo a casa di mio cugino Domenico Piccirillo in Via Ostilia 36 che io già conosco da molto tempo, essendoci stato più di una volta. Appena mi vedono salire le scale, restano sorpresi tutti, le figlie che sono tutte a casa, la moglie Adalgisa. Mi assaliscono di domande, gli spiego un po’ la mia Odissea. Poi arriva Domenico mio cugino anche lui è tanto contento e commosso vedendomi bene. Dice: “Ora mangiamo, poi vi riposate un po’, stanotte dormirete qui da noi e domani ve ne andrete a casa.” Gli rispondo: “Mangiamo qua, ma appena mangiato me ne voglio scappare.” Desidero di arrivare oggi stesso a casa, allora mio cugino si rivolse al figlio Renato, che in quel frattempo è venuto pure lui e gli disse di accompagnarci a Piazza San Giovanni, disse che là ci sono sempre camion che vanno al sud. Ci salutiamo con tutti e andiamo a piazza San Giovanni. Dopo un po’ arriva un camioncino diretto a Napoli, gli chiediamo se ci può portare, dice di sì e saliamo. Nel cassone ci sono altri uomini. Gli chiedo quanto dobbiamo pagare ci chiede 500 lire a persona. Gli do 500 lire, si rivolge a Pasquale per le altre 500 lire, gli rispondo che quelli che gli ho dati io sono per tutte e due, si accontenta e partiamo. Verso le 7:00 arriviamo al bivio di Casale e Ventaroli. Qui scendiamo, camminiamo a piedi fino alle prime case di Casale. Qui ci fermiamo, scrivo una cartolina che mi sono procurata a Roma e la do al figlio di Giuseppe Taffuri, Gennarino, lo prego di portarmela a casa e dire a mia moglie che ce l’ha data un’uomo che ha visto a Sessa Aurunca e che questo tale mi ha visto a Roma il giorno prima. Dopo una decina di minuti mi metto a camminare, sono emozionatissimo. Al ponte della “Crucella” c’è una marea di gente che mi viene incontro. Incontro Gennarino e gli domando a chi ha consegnata la cartolina, mi risponde che l’ha data al padre di mia moglie, però a lui gli ha detto la verità, cioè che io sono fermo a casa sua.A casa di Giuseppe Taffuri ho subito chiesto notizie di tutti i miei cari, mi hanno assicurato che stanno tutti bene. A circa 20 metri vedo un bambino che mi corre incontro a prima vista mi sembra il figlio di Peppino La Vecchia, Carluccio, tanto è cresciuto, ma poi conosco che è il mio Antoniuccio e lo abbraccio con tutto l’affetto e l’amore di un padre che è stato tanto lontano e con poche speranze di ritornare vivo tra i suoi cari. La gente mi tempesta di domande, tutti mi abbracciano, e insieme a loro cammino verso casa. Arrivato davanti al portone di Via San Pasquale 14 dove abita la mia famiglia, si raduna tanta gente che non posso neanche entrare, tutti mi stringono la mano, mi domandano come stanno gli altri Casalesi, li assicuro che stanno tutti bene, poi mi apro un varco con le braccia e entro. Qui finalmente posso abbracciare la mia cara moglie, la mia bambina, mio padre, e tutti. Iddio mi ha fatto la grazia e questo è e sarà il più bel giorno, il più bello evento della mia vita. Qui finisce il mio diario.
8 Maggio sera 1945