Stamattina siamo andati di nuovo alla caserma dove partono i camion, mentre mi sto mettendo in fila, vedo un carabiniere che mi pare di conoscere, ci vado vicino e gli domando: ma tu non sei quello che lavorava con Vincenzo Verrengia a Casale? Mi risponde di sì. Gli chiedo da quanto tempo manca da Casale, mi risponde che è da poco e mi assicura che là stanno tutti bene e che non è successo niente. Con questa notizia resto molto contento e tengo speranza che neanche a mia moglie, i miei figli, le mie sorelle, e mio padre, non sia successo niente e che stiano tutti bene.
Si è fatto tardi, il turno dei partenti è finito. Chiudono e neanche oggi siamo stati inclusi nei partenti. Facciamo qualche camminate per la città in cerca di comprare qualche cosa per mangiare e torniamo alla caserma per dormire, c’è un tanfo insopportabile stiamo come gli animali, ma tutto questo per me non è niente, ormai si sta avvicinando il bellissimo giorno in cui potrò finalmente abbracciare tutti i miei cari, e poi sono lontano ormai dagli ordini e dalla schiavitù degli assassini e luridi tedeschi, specie da quello schifoso di Rockinger. Poveri miei amici compaesani che sono rimasti ancora in quella maledetta fabbrica e in quel Lager puzzolente. Quelli non potranno mai lasciare la fabbrica finché non arrivano gli alleati e metteranno una pistola dietro la nuca del loro Boia Rockinger.