Oggi mi sono incontrato con il figlio di Don Vincenzo Ceraldi di S.Ruosi, Don Tommasino. Mi ha detto che sta vedendo se può svignarsela in Italia. Siamo rimasti d’accordo per sabato prossimo di andare insieme a un posto per vedere se me ne potrei scappare anch’io. Non vedo l’ora della fine di questa maledetta guerra, di questa inumana separazione. Si è principiato il diciassettesimo mese di prigionia, di lontananza, di schiavitù, e non se ne vede mai la fine. Ieri ho incontrato anche Pasquale Marrese, anche lui ha ricevuto posta da sua moglie con la data del mese di novembre scorso. Ho letto io stesso le poche parole della moglie, la quale assicura che tutte le famiglie dei paesani, dei compagni di sventura, stanno bene. Intanto io non ricevo mai notizia dalla mia moglie, quasi tutti i Casalesi hanno avuto notizia e solo io no, forse sarà perché sono stato un privato e le lettere non hanno corso come quelle indirizzate ai lager dove sono tutti gli altri Casalesi. Maledico colui che mi ha reso privato. Forse se mandavano anche a me in qualche lager dove sono gli altri paesani, avrei avuto anch’io posta dalla mia cara Carmosina, me ne sarei fregato di dormire un po’ meglio e stare da privato. Ma spero che voglia finire una buona volta, e che presto potrò ritornare a casa e che Dio mi avrà conservata in salute la mia cara moglie con i cari nostri bambini.